“Un amore è anche tutto ciò che non siamo riusciti a dirci, o non potevamo, volevamo, pensavamo, sapevamo…” Comunque sia andata, ogni vita si configura come un’interminabile, tortuosa, mesta o esaltante educazione sentimentale. Non v’è racconto d’amore incompiuto, o passione capace di resistere nel tempo e nelle avversità, non v’è sogno di amore impossibile che non abbia lasciato nelle nostre vite cicatrici di carattere educativo. Duccio Demetrio, filosofo dell’educazione e fondatore dell'”Accademia del silenzio“, affronta in questo breve saggio il paradosso dell’amore a partire da una massima di Le Rochefoucauld: “Ci sono persone che non si sarebbero mai innamorate se non avessero sentito parlare dell’Amore”. Il focus è dunque sul potere della parola, detta e non detta, il silenzio appunto, che nell’Amore pesa quanto il suo contrario. Il silenzio apre ferite e le rimargina con le cure dell’oblio; la parola è il corollario indispensabile a ogni legame tra gli amanti. Scrivere non può salvare nessun amore, ma il suo sogno almeno, questo sì.
Circa cinquanta preziose pagine che invitano a riafferrare il tempo dei sentimenti, tra nostalgia e rimpianti; commozione e malinconia; parole e silenzi; strategie e consapevolezza: per conoscersi meglio, impegnarsi per onorare l’Amore, accostarsi alla poetica dell’ irrisolto e dei “senza” cui l’ autore dedica un capitolo particolarmente interessante.
Il suggerimento dell’autore è di “prendere carta e penna” e “non esitare a scrivere di noi stessi in ogni momento della giornata, di fronte a un grande evento, all’amore, a un sogno o a un semplice dettaglio osservato nella natura“.
Nota bibliografia
Duccio Demetrio, filosofo dell’educazione all’Università degli studi di Milano-Bicocca, è da sempre attento osservatore della condizione adulta e dei suoi problemi esistenziali. Ha fondato e dirige la Libera Università dell’Autobiografia di Anghiari (AR), da lui fondata nel 1998 con Saverio Tutino e di “Accademia del silenzio”. È autore di numerosi testi. Tra le pubblicazioni: Silenzi d’amore. Scrivere i sentimenti taciuti, 2015; Educare è narrare. Le teorie, le pratiche, la cura (a cura di), 2012; L’interiorità maschile. Le solitudini degli uomini, 2010; L’educazione interiore. Introduzione alla pedagogia introspettiva 2000; Il gioco della vita. Kit autobiografico. Trenta proposte per il piacere di raccontarsi 1999.
Quando ci troviamo di fronte al sentimento dell’amore, in modo particolare, ci rendiamo conto che spesso non riusciamo a comunicarlo, e pertanto lo deleghiamo alle opere di poeti e artisti, evitando di occuparcene personalmente, per non rischiare di andare un po’ controcorrente, magari con una lettera alla persona amata. La scrittura, invece, ci dà la straordinaria possibilità di trattenere ricordi, sentimenti ed emozioni, nonché di fissare in modo indelebile alcuni snodi fondamentali della nostra vita, che altrimenti andrebbero dispersi nel vuoto: l’autobiografia, naturalmente, non è un genere letterario, che ci obbliga a cimentarci nella pratica della letteratura e della poesia, che magari non sono nelle nostre corde, bensì un genere narrativo, che ci aiuta a parlare di noi stessi e ad esprimere ciò che abbiamo dentro di noi. Quando decidiamo di scrivere, quindi, lo facciamo per conoscere meglio noi stessi e gli altri: è un momento prezioso, una prova di un legame forte, di grande affetto nei confronti di chi amiamo. L’espressione “silenzi d’amore”, comunque, fa riferimento anche a noi stessi, perché parlare con il nostro animo esige disponibilità, pazienza e solitudine, elementi che, grazie alla trasposizione dei sentimenti su una pagina, fanno emergere domande importanti legate al senso di ciò che facciamo, delle nostre relazioni quotidiane e del mondo che ci circonda
Duccio Demetrio
SCRITTURE
Nonostante le voci dell’oblio
E’ la scrittura che compie il miracolo della complicità tra la parola e il silenzio. Lo sappiamo: scrivere è esercizio manuale e ormai digitale che consente di consegnare parole, messaggi, testi ad un destinatario in grado di comprenderli. La scrittura non assolve però soltanto a compiti di carattere comunicativo, il suo procedere è generatore anche di sensazioni e sentimenti che possono aiutare lo scrivente, che liberamente desideri avvalersene dal punto di vista psicologico e intellettivo. Scrivere è lenire le tensioni interne, sofferenze, disagi; potenzia e riaccende l’attitudine a ricordare, ad avvalersi del pensiero introspettivo. Ci consente di riprovare emozioni dimenticate, mutandole in sentimenti. Si è sempre scritto d’amore e vivendolo senza ambire alla letteratura: come il silenzio, nondimeno la scrittura è una messa in forma si sé, che consente ai sentimenti di prendere la parola senza profferirle. La scrittura rinsalda l’amore, è latrice per gli amanti di definitive o temporanee separazioni, è quanto di più o di meglio la mente umana abbia escogitato per far rivivere ancora quanto si credeva per sempre perduto.
Il silenzio accende il desiderio di scrivere
Scriveresignifica trasformare l’impossibilità
di vivere in possibilità di dire.
Jean Starobinski
Scrivere è anche la probabilità che ci è offerta in amore di imparare a tacere di più, di trasformare i suoni in segni decifrabili attraverso la lettura silenziosa. Scrivere è emozione, frenesia, eccitazione, scrivere è sentimento. Quando, attraverso quelle parole che via via appaiono sulla carta, sullo schermo, proviamo l’entusiasmante sensazione di riuscire ad esprimere qualcosa che non pensavamo di saper comunicare in primo luogo alla nostra coscienza, oltre che a qualche lettore tante volte improbabile. Scrivere ci permette di superare l’imbarazzo di non riuscire a trasmettere a voce idee e sensazioni; ci aiuta a conservare almeno qualche impronta dei sentimenti provati in passato, e a scoprirli attraverso il risveglio della sensibilità poetica; ci consente di riflettere più in profondità sui vissuti e gli episodi autobiografici che hanno tracciato le geografie emozionali della nostra storia, di quanto desideravamo allora e di quel che ne resta; ci sostiene nell’inseguire e trovare il senso di quel che abbiamo fatto, ottenuto, perseguito nel corso dell’esistenza. Scrivere acquieta il senso di morte; ci offre l’emozione poi elevabile a sentimento di rinascere, di riconoscerci, di ritrovarci cambiati o fedeli alla nostra storia; ci concede di prendere le distanze narcisistiche dalle intemperanze del nostro io, ci dona la sensazione di poter far intendere agli altri, contemporaneamente, la insostituibilità della parola e del silenzio, il loro ritmico procedere insieme.
Duccio Demetrio, Silenzi d’amore – Mimesis Edizioni