Davide Corvaglia Il desiderio della piccola Anna Frank era quello di diventare una scrittrice. Questo sogno fu però travolto dalla guerra e Anna morì a soli quindici anni nel campo di concentramento tedesco di Bergen-Belsen.
Anna nacque a Francoforte nel 1929 ed a causa delle leggi razziali, pochi anni dopo, fu costretta ad emigrare in Olanda con tutta la sua famiglia, tranne il suo adorato gattino Moortje. In seguito poi le persecuzioni ebree iniziarono a diffondersi anche in Olanda e Anna e la sua famiglia si nascosero, con l’aiuto degli amici di suo padre nel cosiddetto “Alloggio Segreto”. Poco tempo dopo nell’alloggio segreto si stabilirono anche i Van Pels e il Dentista Pfeffer, tutti ebrei.
Nel 1944, in seguito, la polizia tedesca fece irruzione nell’alloggio segreto e tutti i nostri amici vennero deportati nei campi di concentramento.
Anna morì nel marzo del 1945, poche settimane prima dell’arrivo degli inglesi. Di lei ci resta solo il suo famoso diario, tradotto in tutte le lingue del Mondo e milioni e milioni di persone sono interessate alla sua storia e leggendola si emozionano; in verità anch’io mi sono emozionato e mi dispiace veramente tanto per Anna che ha da sempre creduto nella speranza, nella giustizia, nella fratellanza tra gli uomini e nella liberazione.
Questa ragazza va ricordata a tutti i costi perché ci ha insegnato ad amare e a vivere la vita con fiducia e armonia nonostante il male e le cose brutte, proprio come ha continuato a fare lei.
Consiglio a tutti questo libro primo perché suscita emozioni a non finire, secondo è una lezione su ciò di cui è capace la razza umana pur di prevalere sugli altri, lascia un ricordo indelebile dell’orrore della Shoah, terzo aiuta a superare i momenti difficili e a vivere sempre con felicità, amore e armonia.
GRAZIE. |
Io mi arrampicai su per le scale per vedere innalzarsi sopra il porto le colonne di fumo. Presto l’odore di bruciato si diffuse dappertutto e sembrava che una spessa nebbia fosse sospesa sulla città. Così per una, due, tre volte al giorno, sempre tra la balia delle bombe e degli incendi,e la paura ancor più grave di dover scendere nella strada, di incappare nei Tedeschi.
Estratto:
Fu circa verso la primavera dell’anno seguente che nacque il fragile e meraviglioso amore tra Anna Frank e Peter Van Pels.
Un idillio purissimo, simile ad una viva e intensa amicizia, che doveva dare ad Anna tanta gioia, pur tra le miserie quotidiane di quella difficile vita e doveva renderla più matura e responsabile.
La ragazza sentiva l’esigenza di confidare a qualcuno le sue emozioni e un giorno si offrì di aiutare Peter a fare le parole crociate: una buona scusa per salire da lui. Lei sapeva che Peter era molto timido e non amava parlare di sé.
Aveva difficoltà a capire un carattere introverso, così diverso dal suo. Nel diario, chiederà all’amica Kitty:
“Forse tu puoi spiegarmi come mai tutti tengono nascosti ansiosamente i loro pensieri e sentimenti più intimi? Perché in compagnia mi comporto in maniera tanto diversa da come dovrei? Perché ci si fida tanto poco degli altri?
Un motivo ci sarà di sicuro, ma a volte mi sembra così brutto non avere confidenza con nessuno, nemmeno con le persone che ti sono vicine.”
(…)
Incominciarono le prime confidenze timide e scontrose, poi tra i due nacque un’amicizia tenera e commovente: si accorsero di avere entrambi bisogno di tenerezza e di aiuto.
I ragazzi parlavano a lungo del loro futuro: Peter voleva, a guerra finita, emigrare nelle Indie Olandesi per lavorare in una piantagione. Col passare del tempo, quasi impercettibilmente, Peter prendeva il posto di Peter Schiff.
Anna si stava innamorando!
(…)
“Peter ha bisogno di tenerezza; per la prima volta in vita sua ha scoperto una fanciulla, per la prima volta ha visto che anche le ragazze più dispettose hanno un animo e un cuore e cambiano non appena uno è solo con loro. Per la prima volta nella sua vita ha dato la sua amicizia a se stesso.”
Ma questa bella amicizia fu subito criticata tra i componenti dell’alloggio segreto.
Solo il padre di Anna, cui la fanciulla si aprì con grande confidenza, comprese la bellezza di un tale sentimento.
Suggerì tuttavia molta prudenza, e questo consiglio suscitò in Anna una profonda ribellione, come se fosse stato dettato da sfiducia.
(…)
Le conversazioni con Peter l’aiutavano a sopportare la clandestinità ed entrambi cercavano, sempre più spesso, l’occasione di stare insieme, di condividere qualunque emozione:
“Che cosa c’è di più bello al mondo che stare davanti ad una finestra ammirando la natura, gli uccellini che cantano, sentendo i raggi del sole sulle guance e stringendo tra le braccia un tesoro di ragazzo?”.
E, qualche giorno dopo:
“ Mi sono alzata alle otto e mezzo e sono andata alla finestra dove di solito ci salutiamo. Lui è venuto, gli ho gettato le braccia al collo, l’ho baciato sulla guancia sinistra e poi volevo baciargli la guancia destra quando la mia bocca ha incontrato la sua e le nostre labbra si sono premute le une alle altre.
Storditi ci siamo stretti, ancora e ancora, come se non volessimo smettere mai, oh, non riesco ad esprimerti la sensazione che mi pervase ero tanto felice ed egli pure, credo.”.
Un idillio purissimo, simile ad una viva e intensa amicizia, che doveva dare ad Anna tanta gioia, pur tra le miserie quotidiane di quella difficile vita e doveva renderla più matura e responsabile.
La ragazza sentiva l’esigenza di confidare a qualcuno le sue emozioni e un giorno si offrì di aiutare Peter a fare le parole crociate: una buona scusa per salire da lui. Lei sapeva che Peter era molto timido e non amava parlare di sé.
Aveva difficoltà a capire un carattere introverso, così diverso dal suo. Nel diario, chiederà all’amica Kitty:
“Forse tu puoi spiegarmi come mai tutti tengono nascosti ansiosamente i loro pensieri e sentimenti più intimi? Perché in compagnia mi comporto in maniera tanto diversa da come dovrei? Perché ci si fida tanto poco degli altri?
Un motivo ci sarà di sicuro, ma a volte mi sembra così brutto non avere confidenza con nessuno, nemmeno con le persone che ti sono vicine.”
(…)
Incominciarono le prime confidenze timide e scontrose, poi tra i due nacque un’amicizia tenera e commovente: si accorsero di avere entrambi bisogno di tenerezza e di aiuto.
I ragazzi parlavano a lungo del loro futuro: Peter voleva, a guerra finita, emigrare nelle Indie Olandesi per lavorare in una piantagione. Col passare del tempo, quasi impercettibilmente, Peter prendeva il posto di Peter Schiff.
Anna si stava innamorando!
(…)
“Peter ha bisogno di tenerezza; per la prima volta in vita sua ha scoperto una fanciulla, per la prima volta ha visto che anche le ragazze più dispettose hanno un animo e un cuore e cambiano non appena uno è solo con loro. Per la prima volta nella sua vita ha dato la sua amicizia a se stesso.”
Ma questa bella amicizia fu subito criticata tra i componenti dell’alloggio segreto.
Solo il padre di Anna, cui la fanciulla si aprì con grande confidenza, comprese la bellezza di un tale sentimento.
Suggerì tuttavia molta prudenza, e questo consiglio suscitò in Anna una profonda ribellione, come se fosse stato dettato da sfiducia.
(…)
Le conversazioni con Peter l’aiutavano a sopportare la clandestinità ed entrambi cercavano, sempre più spesso, l’occasione di stare insieme, di condividere qualunque emozione:
“Che cosa c’è di più bello al mondo che stare davanti ad una finestra ammirando la natura, gli uccellini che cantano, sentendo i raggi del sole sulle guance e stringendo tra le braccia un tesoro di ragazzo?”.
E, qualche giorno dopo:
“ Mi sono alzata alle otto e mezzo e sono andata alla finestra dove di solito ci salutiamo. Lui è venuto, gli ho gettato le braccia al collo, l’ho baciato sulla guancia sinistra e poi volevo baciargli la guancia destra quando la mia bocca ha incontrato la sua e le nostre labbra si sono premute le une alle altre.
Storditi ci siamo stretti, ancora e ancora, come se non volessimo smettere mai, oh, non riesco ad esprimerti la sensazione che mi pervase ero tanto felice ed egli pure, credo.”.
Grazia Mele, ANNA FRANK storia di una ragazzina che voleva diventare scrittrice – Antares Editrice 2013