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Anna Karenina – Lev Tolstoj

Anna Karenina
Anna Karenina è un libro coinvolgente, travolgente ed “empatico”. Sebbene sia stato scritto ben più di un secolo fa, non si trova alcun problema, oggi,  a comprendere le reazioni dei personaggi, o altre situazioni specifiche. E’ un romanzo senza tempo. Anna è una donna senza tempo per tanti motivi, ma soprattutto perché è venuta fuori dal tempo letterario in cui la sua “vita” ha trovato collocazione, ha sfidato le regole, i precetti, le abitudini del suo tempo per elevarsi al punto di crearne di suoi, nuovi, rischiando fino a rimanerne vittima; senza tempo perché è andata oltre il periodo storico in cui la mente del suo creatore l’ha partorita, è arrivata fino ai giorni nostri riuscendo a farci trovare in lei molti aspetti della vita di una donna moderna.

 



“In Anna Karenina è rappresentata la colpa come ostacolo, anzi come barriera invalicabile al raggiungimento della felicità. Accanto ad Anna e a Vronskij, che non possono essere felici insieme, vediamo come Levin e Kitty ottengono in fondo con facilità, nonostante qualche dibattito interiore, quello che è negato agli altri due: ma Kitty ha saputo dimenticare Vronskij e, rinunciando a lui, rinunciare agli ideali poetici, ricchi di fascino e di bellezza esteriore, ricchi di pregi mondani, della sua giovinezza. Rinunciando a questi ideali, Kitty scopre che la realtà usuale e consueta, lungi dall’essere meschina e squallida, è assai preziosa e bella. È questa la storia di molti personaggi di Tolstoj.”
Natalia Ginzburg

Anna, senza ospiti, si occupava di sé sempre allo stesso modo e leggeva moltissimo: romanzi e libri seri, alla moda. Ordinava tutti i libri che erano recensiti favorevolmente nei giornali e nelle riviste che riceveva dall’estero, e li leggeva con quell’attenzione che si pone nella lettura soltanto nella solitudine. Inoltre, tutte le materie di cui si occupava Vronskij, lei le studiava sui libri e sulle riviste specializzate, così che spesso egli si rivolgeva direttamente a lei con domande di agricoltura, di architettura, perfino di allevamento equino e di sport. Egli si sorprendeva delle conoscenza, della memoria di lei, e in principio dubbioso, desiderava una conferma; e lei trovava nei libri quello di cui egli l’aveva richiesta e glielo mostrava.


Estratto
:

E per l’amore platonico non ci può esser dramma, perché in un tale amore tutto è chiaro e puro.
[…]
Vrònskij andò nella vettura dietro al capotreno e all’entrata dello scompartimento si fermò, per lasciare il passo a una signora che usciva. Col tatto abituale dell’uomo di mondo, da una sola occhiata all’aspetto esteriore di questa signora Vrònskij giudicò in modo certo ch’ella apparteneva all’alta società.
Egli si scusò e stava per andare nella vettura, ma provò la necessità di guardarla ancora una volta, non perché ella fosse molto bella, non per quell’eleganza e quella grazia modesta che si vedevano in tutta la sua persona, ma perché nell’espressione del volto leggiadro, quand’ella gli era passata vicino, c’era qualcosa di particolarmente carezzevole e tenero.
Quand’egli si volse a guardarla, ella pure voltò il capo. I scintillanti occhi grigi, che sembravan neri per le ciglia folte, si fermarono amichevolmente, con attenzione sul volto di lui, come se ella lo riconoscesse, e immediatamente si portarono sulla folla che passava, come cercando qualcuno. Vrònskij fece a tempo a notare l’animazione rattenuta che balenava sul volto di lei e svolazzava fra gli occhi scintillanti e il sorriso appena percettibile, che incurvava le sue labbra vermiglie. Come se un’abbondanza di qualcosa colmasse talmente il suo essere, da esprimersi all’infuori della sua volontà ora nello scintillio dello sguardo, ora nel sorriso. Ella aveva spento deliberatamente quella luce nei suoi occhi, ma essa splendeva suo malgrado nel sorriso appena percettibile.
[…]
Egli si trovava ovunque potesse incontrare la Karenina e, quando le circostanze glielo permettevano, le parlava del proprio amore. Ella non l’incoraggiava; ma nel suo spirito, ogni volta che lo vedeva, divampava quello stesso senso di animazione che l’aveva invasa fin dal primo giorno in cui l’aveva incontrato in treno; ed essa stessa si rendeva conto di come, appena lo scorgeva, la gioia le si accendesse negli occhi e affiorasse nel suo sorriso, senza tuttavia essere in grado di smorzare l’espressione di quella gioia. Nei primi tempi dopo il ritorno, era sincera nel credere d’essere scontenta dell’insistenza di Vronski; ma una volta, non avendolo incontrato a un ricevimento dove contava vederlo, capì chiaramente, dalla tristezza che le invase l’anima, di aver ingannato se stessa; l’insistenza di quell’uomo non solo non le era fastidiosa, ma costituiva per lei tutto l’interesse della vita.
[…]
Vronskij cercava di ricordarla come era quando l’aveva incontrata la prima volta, pure alla stazione, misteriosa e incantevole, piena d’amore, che cercava e dava la felicità, e non così crudelmente vendicativa come gli tornava alla memoria nell’ultimo istante. Egli cercava di ricordare i momenti migliori passati con lei; ma questi momenti erano avvelenati per sempre. Egli ricordava di lei solo quella minaccia trionfante, che aveva compiuto per ottenere un rimorso non necessario a nessuno, ma indistruttibile. Cessò di sentire il dolore al dente, e i singhiozzi gli contrassero il viso.

Anna Karenina: Lev Tolstoj ; trad. di Leone Ginzburg ; prefazione di Natalia Ginzburg