Nel 1949 Simone de Beauvoir (1908-1986) pubblica Il secondo sesso, dando alla luce il primo studio comprensivo sulla condizione femminile. È un rigoroso lavoro che diventerà una pietra miliare per il femminismo. Nel 1949 le donne francesi avevano da poco conquistato il diritto di voto (dal 1944) e Simone de Beauvoir era già nota come scrittrice e come intellettuale pubblico, legata alla politica di sinistra e alla filosofia esistenzialista.
Il secondo sesso è un imponente volume che traccia un percorso attraverso i saperi fondamentali dell’Occidente, interrogando filosofia, antropologia, biologia, psicologia, letteratura, in cerca delle cause dell’oppressione della donna.
Il libro suscita critiche durissime in ogni ambiente: il Vaticano lo mette all’indice, ma anche la sinistra francese non risparmia duri attacchi. Le donne invece lo leggono e vi si riconoscono, soprattutto le giovani donne borghesi, colte, benestanti, eppure oppresse. Il testo supererà poi questo “uso privato” con l’emergere del femminismo della seconda ondata; le donne infatti lo andranno a recuperare negli anni ’70 (la traduzione italiana risale al 1961), rendendolo così il testo da cui nessun pensiero femminista può prescindere.
Donna non si nasce, lo si diventa.
Estratto
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La donna non è vittima di nessuna misteriosa fatalità; le singolarità che la specificano traggono importanza dal significato che rivestono; potranno essere superate solo quando saranno viste da prospettive nuove; così abbiamo visto che attraverso l’esperienza erotica la donna sperimenta e spesso detesta la dominazione del maschio: non bisogna concludere che le sue ovaie la condannino a vivere eternamente in ginocchio. L’aggressività virile appare come un privilegio signorile solo in seno a un sistema tutto inteso ad affermare la sovranità maschile; e la donna nell’atto amoroso si sente così profondamente passiva solo perché già si pensa come tale.
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Nell’uno e nell’altro sesso si svolge lo stesso dramma della carne e dello spirito, del finito e del trascendente; ambedue sono rosi dal tempo, spiati dalla morte, hanno una stesso essenziale bisogno l’uno dell’altro; e non possono trarre dalla loro libertà la stessa gloria; se sapessero goderne non sarebbero più tentati di disputarsi falsi privilegi; e la fraternità potrebbe nascere tra loro.
Si potrebbe obiettare che queste considerazioni sono del tutto utopistiche, perché, per “rifare la donna”, bisognerebbe che la società ne avesse già fatto realmente l’uguale dell’uomo;i conservatori non hanno mai mancato di denunciare questo circolo vizioso: ma la storia non può seguirlo.
Certamente, se si mantiene una casta in stato di inferiorità, essa rimane inferiore,ma la libertà può spezzare il cerchio:si lascino votare i negri,essi diventano degni del voto;si affidino alla donna delle responsabilità,essa sa assumerle; ma non si può aspettarsi dagli oppressori un movimento gratuito di generosità; talora la rivolta degli oppressi, talora la stessa evoluzione della casta privilegiata crea situazioni nuove; così gli uomini si sono indotti,nel loro stesso interesse,a emancipare parzialmente le donne:esse non devono far altro che seguire la loro ascesa, e i successi che ottengono le incoraggiano in questo senso;sembra più o meno certo che prima o poi raggiungeranno una perfetta eguaglianza economica e sociale che porterà con sé una metamorfosi interiore.
In ogni caso, obietteranno alcuni, se un mondo così fatto è possibile, non è desiderabile.Quando la donna sarà “uguale”al maschio,la vita perderà “il suo sapore”. Neanche questo argomento è nuovo: chi ha interesse a perpetuare il presente versa sempre qualche lacrima sul magnifico passato che sta per scomparire, senza accordare un sorriso al giovane avvenire. Si può apprezzare la bellezza dei fiori, il fascino delle donne, e apprezzarli per quello che meritano; se questi tesori si pagano col sangue e con la sventura, bisogna saperli sacrificare.
La verità è che questo sacrificio risulta agli uomini estremamente gravoso; pochi di loro si augurano sinceramente che la donna conduca a termine il suo sviluppo; quelli che la disprezzano non vedono cosa potrebbero guadagnarci, quelli che l’adorano vedono fin troppo quello che potrebbero perderci; è vero che l’evoluzione attuale non minaccia soltanto il fascino femminile: mettendosi ad esistere per proprio conto, la donna abdica alla
sua funzione di copia e mediatrice alla quale deve il suo posto privilegiato nell’universo maschile.
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Liberare la donna significa rifiutare di chiuderla nei rapporti che ha con l’uomo, ma non negare tali rapporti; se essa si pone per sé continuerà ugualmente ad esistere anche per lui: riconoscendosi reciprocamente come soggetto ognuno tuttavia rimarrà per l’altro un altro; la reciprocità dei loro rapporti non sopprimerà i miracoli che genera la divisione degli essere umani in due categorie distinte: il desiderio, il possesso, l’amore, il sogno,l’avventura;e le parole che ci commuovono:dare,conquistare,unirsi, conserveranno il loro senso; quando invece sarà abolita la schiavitù di una metà dell’umanità e tutto il sistema di ipocrisia implicatovi, allora la “sezione” dell’umanità rivelerà il suo autentico significato e la coppia umana troverà la sua vera forma.