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Toilet -Tratti d’unione – Aurora Barberis

Toilet - numero 22

Tratti d’unione è il racconto d’esordio di Aurora Barberis. Una lettura piacevole e delicata. La storia narra l’incontro di due solitudini, il tentativo di creare un dialogo tra due mondi interiori e la nascita di un’amicizia. Un racconto sul dolore e sullo sguardo che accoglie. 
Rosetta Circiello

A mio parere Aurora ha un dono particolare quando scrive, quello cioè di farsi ritrovare esattamente come è. Certo bisogna averla conosciuta per poter fare questa affermazione e io credo di avere le carte in regola per farla. Vivace, testarda e spesso imprevedibile, ha dato ai suoi personaggi queste caratteristiche essenziali, è questo, secondo me, il motivo fondamentale per cui quello che Aurora racconta può essere considerato “possibile”: niente fughe in avanti e rifugi nella fantasia, un garbata ironia e poi il reale…
Il racconto regge proprio per questo motivo, oltre al fatto che è scritto molto bene, con attenzione ai particolari, vale a dire perché la storia “ci stà”, inizia, si sviluppa e termina come una storia del nostro quotidiano. Una bella “prima volta” a cui mi auguro seguiranno altri lavori  scritti con lo stesso entusiasmo e senza presunzione.
Adalberto Ricci


È così che nascono certe amicizie. In sordina, piano piano. Due anime affini si riconoscono anche oltre agli strati di pelle avvizzita. Si avvicinano superando gli ostacoli del corpo.

 

Estratto:
«Lei progrediva e a me sembrava di essere fermo immobile come un camaleonte, pronto ad assumere il colore dei suoi stati d’animo; ma era lei il mio predatore naturale e io la preda predestinata, quella con il suo gusto preferito. Vivevo così, in questo modo malato, il mio amore per lei. Trattenevo sulla punta delle dita il suo sapore. Avevo perfino il timore che mi cadessero i peli del naso perché ero convinto si conservasse lì il suo odore. Capisce quello che le sto dicendo, signor Palandri?»
Il signor Palandri osservò per un lungo istante quel ragazzo smagrito e consumato dalla perdita. Certo che capiva, comprendeva ogni parola, ogni sussulto dell’anima, ogni tremore. Aveva tatuato su ogni atomo del proprio corpo la perdita.

[…]

«Ricostruisco sulle macerie dei miei silenzi. Sono uno di quegli edifici abbandonati che non attendono altro che gli si piazzino sotto delle cariche di esplosivo».

[…]

Come aveva potuto essere così stupido da lasciar entrare qualcuno nella sua vita, nelle sue abitudini, nelle sue giornate?

Il cuore gli sbatteva nel petto e pensava: ecco, ci siamo, Sara. Mi verrà un infarto. Non andrò da un cardiologo. Non voglio una cura. Il nipote che mi ero scelto mi ha abbandonato. Mi ci ero affezionato, sai? Ricominciò a parlare con la foto della moglie.

Toilet22 – Aurora Barberis, Tratti d’unione