In data 28 dicembre 2015, nella splendida “Sala rossa” del Comune di Candela (FG), si è svolta la presentazione del romanzo d’esordio della scrittrice Grazia Mazzeo, “Come una tempesta”.
Il libro è stato presentato dalla professoressa Rosanna Falcone, alla presenza del sindaco Nicola Gatta e dell’assessore alla cultura Gabriella Cicerone.
La nutrita platea intervenuta all’evento è stata allietata dalla efficace ma allo stesso tempo leggera e piacevole descrizione della Falcone, di cui riportiamo alcuni sintetici estratti.
«Voglio sottolineare il titolo dato al romanzo: “Come una tempesta – all’incrocio dei venti” che è la presentazione più autentica, più vera del libro; è l’espressione più rispondente alla creatività estrosa di Grazia. Se analizziamo le singole parole del titolo traiamo la sintesi del romanzo. La tempesta è il quadro che grandeggia nel salone del palazzo del barone Carrai: uomo spregevole, vizioso, incapace di amare la moglie e soprattutto Serena, la sua unica figlia: vera eroina del romanzo. Il quadro della tempesta sarà il simbolo del riscatto di Serena che, abbandonando volontariamente palazzo Carrai, cercherà di impossessarsi della sua vita, di cambiarla totalmente; cercherà, riuscendoci, a riconquistare il tempo perduto come la forza del “vento” che si insinua nei suoi capelli rosso rame.
Nella copertina un quadro in balia della tempesta e del vento colpisce la nostra attenzione: è quello di casa Carrai, è Serena stessa che dà una svolta al suo destino, rompendo gli schemi della società del tempo attraverso l’amore eterno al suo Giulio. Tempesta, quindi, di fatti, di storie nelle storie, di personaggi quasi fiabeschi che si fondono, si mescolano di continuo nella vena creatrice della scrittrice, mentre il Vento, come uragano in casa Carrai, come ‘deus ex machina’, porta via, spazza il male, la malvagità del mondo, lasciando solo a grandeggiare i protagonisti del romanzo e così, a dispetto della tempesta, del vento, dell’incontro-scontro di bene e male, di forze fatali ed ineluttabili, Serena e Giulio combattono senza sosta uscendone vincitori.
Le vicende sono ambientate nell’800, in un periodo molto importante della storia nazionale: il Risorgimento, le lotte e i moti per l’unità italiana, le condizioni e i problemi socio-economici-culturali dell’Italia del tempo. Tali elementi non appesantiscono la trama, bensì guidano il lettore alla riscoperta di valori, di sentimenti universali validi in ogni tempo ed età: la fede nei propri ideali, l’impegno ed il sacrificio per raggiungerli, la costanza e la serietà comportamentale, l’amore per sé e per gli altri, il senso profondo dell’amicizia, della famiglia, l’attaccamento alla propria terra, alle proprie radici, la solidarietà del vicinato. Quest’ultimo è tipico delle piccole comunità come le nostre, come il borgo medioevale del romanzo in cui riconosciamo le vie, le piazze, le case, le campagne di Rocchetta e Candela; luoghi in cui la scrittrice è nata e in cui vive e che tanta influenza hanno avuto sulla sua musa ispiratrice.
Nel romanzo è manifesto un grande potere di raccontare la storia nelle storie con un periodare complesso ma ben architettato; con una ricerca lessicale e semantica per creare assonanze, similitudini che in alcune pagine toccano la poesia, pagine che sono scritte di getto, come se, numerose, s’affollassero nella mente della scrittrice e bussassero al suo estro creativo. La trama, avvincente, suscita l’attenzione dei lettori, li guida per mille rivoli di fatti, di emozioni, di personaggi e soluzioni narrative impreviste; s’imprime con la forza nei loro cuori per il crescendo di colpi di scena, di protagonisti decisi a scoprire la verità, una verità inaspettata e imprevista, talvolta anche agghiacciante – come nel personaggio di Carlo; è un inno al coraggio, alla forza d’animo, alla caparbietà di sfidare il destino fino all’inverosimile (come nei due protagonisti: Serena e Giulio). Le vicende del romanzo, grazie alle qualità narrative e inventive dell’autrice, scorrono sotto gli occhi dei lettori, come un film a tre dimensioni: si vedono le scene, si partecipa alle emozioni dei personaggi, si immaginano le conclusioni che poi si vanno confrontando con quelle della scrittrice.
Agli elementi storici, sociali e culturali del XIX secolo, si riconoscono quelli autobiografici della scrittrice: il luogo in cui è nata e quello in cui vive, le vie, le case, le piazze, la campagna, la gente del contado Carrai, sono le stesse di Rocchetta, di Candela, vengono trasfigurate dalla mente fantasiosa della scrittrice e vengono plasmate dall’affetto che la lega i suoi luoghi di nascita e di attuale vita.
È un libro che invitiamo a leggere, non solo per onorare la nostra scrittrice Grazia, ma anche perché ci fa sognare, rivivere aria di altri tempi, ci fa riflettere, pure, sulla nostra identità di uomini e cittadini del nostro tempo cogliendone similitudini e differenze, apprezzandone i pregi e smussandone gli eccessi.»
Dopo l’introduzione della professoressa Falcone, ha preso la parola l’autrice che ha focalizzato l’attenzione sul significato dei sogni, degli ideali intesi come rotta verso cui orientare l’intera esistenza, che i due protagonisti principali Giulio e Serena mantengono dall’inizio alla fine del romanzo. Del modo in cui, sin da piccoli, pur essendo di estrazione diversa, hanno la consapevolezza di essere due fili dello stesso spessore e colore imprescindibili l’uno dall’altro perché il destino possa intrecciare la tela del loro destino. Di come Serena abbia visto negli occhi di Giulio sin dal primo sguardo, la stessa tempesta urlata dal mare dipinto nel quadro appeso in salone, un quadro che con mistero riguardo sia alla sua provenienza, sia alla mano che lo abbia dipinto, l’ha catturata, soprattutto perché quella tempesta la sente urlare forte dentro di sé. Senza svelare molto, l’autrice ha lasciato intendere che quel quadro della tempesta sia importantissimo, anzi una sorta di filo conduttore di tutto l’impianto narrativo, come rilevante sarà quell’aura di realismo magico che accompagnerà il lettore dalla prima all’ultima pagina. Quest’aura di magia e mistero che affiderà ad un personaggio importantissimo, Lucia, la mammana, guaritrice che profetizzando alla nascita di Serena il suo destino, l’accompagnerà alla scoperta della sua vera natura e della diatriba tra bene e male che in lei più di ogni essere umano è presente:
«Ognuno di noi ha dentro di sé bene e male in egual misura, un’energia così forte che può essere vita o distruzione. La terra può essere madre dandoci frutti e di che campare, ma può essere matrigna e scrollarsi di dosso il nostro peso con un terremoto o una frana. Chi altri più dell’acqua può portare dentro di sé la vita: il bimbo ne è circondato e si nutre di essa, noi che siamo fatti in gran parte di acqua e plachiamo la nostra sete bevendo; la pioggia, la rugiada, la neve, una benedizione! D’altra parte, può essere cagione di morte, con inondazioni e nubifragi oppure negandosi, con siccità madri di carestie. E che dire del mare, così bello eppure così spietato. E del fuoco che ci riscalda, rincuora, illumina, ma che ci può anche ammazzare lasciando dietro di sé soltanto cenere. E l’aria: può essere vento che porta la vita, refrigerio d’estate e che spazza nubi d’inverno, vento che gonfia le vele alle navi. Ma anche bufera, tempesta, ciclone, e al suo passaggio può seminare morte e distruzione. Ecco, tutto questo è anche dentro di noi ed è la forza di quattro elementi. Ed è un dono di Dio, come lo è anche il nostro libero arbitrio.»
Così come importante sarà la presa di coscienza di entrambi riguardo alle ingiustizie e disuguaglianze che a cominciare dal loro piccolo mondo vivranno sulla loro pelle, ingiustizie che troveranno ovunque sino alla consapevolezza che la storia sia essa stessa una fonte continua di disparità. E a proposito proprio di questo ha letto un piccolo brano:
«La storia con le favole non aveva niente a che fare, né con quelle al rovescio e tanto meno, con quelle dal verso giusto. Eh sì, tra quelle pagine c’era la loro vita, quella vera e il baratro che la storia aveva incuneato tra loro. I perché e i percome ci volle poco a capirli. Non erano in quei paroloni altisonanti, spesso ostici da comprendere, erano in parole semplici scritte con il sudore, gli insulti, i soprusi, tra quei campi, in ogni solco, in ogni sentiero, tra i rami di ogni albero, tra i tralci di ogni vite; bastava guardarsi intorno ed era la conferma di ciò che lei nella sua ingenuità, aveva sempre intuito. Troppo di pochi, più niente di troppi e l’assurda somma la pagavano loro con tutti gli espedienti per non farsi sorprendere insieme.
Sarebbe stato bellissimo poter cambiare la storia, magari pezzo per pezzo riuscire a riscriverla tutta con i loro sogni. Miriadi di sogni e quelli, no, nessuno mai poteva impedirli. Sogni piccoli, grandi, ad occhi chiusi, ad occhi aperti, i loro sogni. Sogni che sfidando la cupa realtà, la coloravano di grandi speranze. E quando scoprirono che tutt’intorno allo stivale che chiamavano Italia, regno di questo e quell’altro sovrano, c’era l’azzurro del mare, cominciarono a credere veramente che con i sogni si potessero cambiare i loro destini. C’era il mare, quello con le onde alte, potenti, azzurre, profonde, che nessuno dei due aveva mai visto, ma solo immaginato. Mediterraneo. »
Una tempesta, è quindi l’immagine che crescendo dentro di loro si trasformerà in impegno politico, di cospiratore e patriota, quello di Giulio costretto ad abbandonare la sua terra e a vivere parte della sua vita a Venezia dove abbraccerà la fede in una patria unita; e quello di Serena che tenterà di riscattare la sua gente dal giogo di un’atavica sottomessa rassegnazione. L’autrice ci parla di come i destini dei personaggi realmente vissuti come i Fratelli Bandiera e i patrioti della Tragica spedizione in Calabria si intersechino con i destini dei protagonisti e dell’epilogo di una rivolta a cui il popolo per ignoranza, paura e sottomissione, non aveva né creduto, né tantomeno appoggiato e delle sue conseguenze. A tale proposito cita uno stralcio:
«Come un’onda la notizia di una ribellione fallita, non si fermò in Calabria, ma con tutte le conseguenti sfumature arrivò dappertutto, anche nel piccolo borgo del Subappennino. Naturalmente, quando le notizie rimbalzano di bocca in bocca, subiscono trasformazioni, ridimensionamenti a volte, ma spesso s’arricchiscono di particolari e dettagli che gli conferiscono un’aura particolare trasformando la notizia in leggenda. Ognuno ne parlava usando il suo personalissimo metro di giudizio e quindi va da sé che nel bailamme che si andò creando la verità di quell’onda lambì tutte le coste d’Italia scaricata dell’effettivo significato. In verità, alcuni patrioti presero le distanze ritenendo vano e inopportuno il sacrificio di quegli uomini che agendo di propria volontà avevano scoraggiato con quel colpo di testa l’azione di altri patrioti. La storia e il futuro avrebbe pensato a spiegare ogni cosa e a rendere gli onori dovuti. Quello invece era, per disgrazia, il tempo delle polemiche. Spesso le parole non fanno altro che complicare ogni cosa. »
Un altro punto essenziale del romanzo per l’autrice è il linguaggio che naturalmente non è il linguaggio corrente, ma una lingua che nello stile ricalca o almeno tenta di ricalcare lo stile dell’epoca in cui è ambientato il romanzo cioè il pre-risorgimento ovvero la prima metà dell’ottocento. E a tale proposito legge due stralci che parlano giusto delle festività del natale:
«Un paesino arroccato su un monticciolo e giù a valle, scavate dentro la roccia, stalle e cantine, proprio come raccontavano le sacre scritture. Come la realtà nientemeno. Quel presepio era meraviglioso, così reale come un paesaggio sospeso nel tempo, fermo in attesa di un evento straordinario che avrebbe mutato per sempre il corso dell’umanità intera. Sembrava che da un momento all’altro, le porte delle casette si potessero spalancare per riversare giù per i vari sentieri, tra rocce e arbusti, una moltitudine di gente, per andare a contemplare il mistero dei misteri: la nuova vita che nasce. »
E del nuovo anno:
«La mezzanotte era passata da un pezzo, e come per incanto, anche la neve aveva cessato di cadere. Come se il turbinare dei fiocchi di neve avesse avvolto l’anno vecchio e se lo fosse portato via tra le cose passate che non sarebbero tornate mai più, per lasciare il posto rimasto vacante al nuovo anno. Un incredibile cielo trapunto di stelle aveva dato il benvenuto al 1844 e, con lui, a tutte le speranze e ai proponimenti di ognuno su questa terra. Ogni tanto un fiocco di neve pareva perdersi in quell’aria serena e gelata così, come si smarriscono i pensieri al cospetto dell’infinito mistero dell’universo. Così come si smarrisce l’anima nel labirinto di sentimenti troppo difficili da attraversare aggrappandosi al semplice filo delle parole. Così come si perdono gli occhi negli occhi di chi vagando nello stesso dedalo si ritrova e scorrendo le mani sul volto riconosce nell’altro la stessa sua immagine.»
L’autrice parlando dei luoghi del suo romanzo racconta di come il castello di Rocchetta abbia giocato un ruolo fondamentale nel suo romanzo poiché sin da piccola, come tutti i ragazzi del paese ha subito il fascino di quel grande maniero che non solo ha popolato i suoi sogni, ma ha anche stimolato la sua fantasia. Per quanto riguarda i personaggi, però, l’autrice spiega che si è ispirata ai Ripandelli ed ai ricchi benefattori di Candela, che, pur baciati dalla fortuna della loro estrazione sociale che li elevava dalla massa, hanno avuto per la loro gente un’empatia tale da mettere a disposizione della comunità, con lasciti e opere tutt’ora esistenti, i propri beni per migliorare le loro condizioni di vita. Cosa che purtroppo non è accaduta nella vicina Rocchetta dove è ambientato il romanzo.
Parole di apprezzamento da parte del Sindaco e dell’assessore alla cultura, come delle persone presenti, sono andate alla veste grafica del romanzo, la cui copertina è stata illustrata da un giovane artista di Recanati, Gian Maria Annunziata, che l’ha realizzata con inchiostro rosso dopo aver letto una sinossi del romanzo, per cui quella e nessun’altra sarebbe potuta essere la sua veste, essendo quel dipinto, lo specchio fedele e magico in cui si riverbera tutto il romanzo.
Ha concluso l’evento della presentazione del libro il sindaco Nicola Gatta, apprezzando il lavoro realizzato da Grazia Mazzeo, un romanzo ricco di significati, di rilevanza grafica e di grande pregio editoriale. Il sindaco ha condiviso pienamente quanto affermato dalle relatrici in relazione al fatto che la lettura è una fonte di crescita personale e ha affermato che il Comune di Candela è stato ben lieto di ospitare l’evento di presentazione del libro, che rappresenta un momento di crescita culturale della comunità, auspicando che in futuro siano sempre di più le manifestazioni culturali di questo tipo che contribuiscono anche alla valorizzazione del territorio e della comunità sociale.
A cura di Rosetta Circiello
Curatrice del sito “Il piacere di leggere”